LIREST0185744
Il radicamento dei culti tradizionali in Italia fra tarda antichità e alto Medioevo
Gianfranco Binazzi
"L'Erma" di Bretschneider
"Questa ricerca si propone di verificare la communis opinio, secondo cui già alla fine del IV secolo - come inducono a ritenere le parole di alcuni scrittori cristiani, nonché talune delle costituzioni imperiali coeve contro i culti tradizionali - il cristianesimo avrebbe assunto un ruolo talmente dominante da marginalizzare ogni forma di culto per le divinità tradizionali. È evidente, tuttavia, che tale rappresentazione della realità risentiva fortemente dello spirito di parte, proprio degli autori cristiani: scarsa attenzione veniva riservata, infatti, ai "vinti", cioè a coloro - ancora numerosi, sia nelle città, che nelle campagne - che si identificavano nella religione tradizionale. In una tradizione monopolizzata dai "vincitori", si è potuta accreditare la tesi secondo la quale i culti "pagani" sarebbero sopravvissuti, per qualche tempo e in ambiti circoscritti, come quello dell'aristocrazia senatoria di Roma, ma soprattutto tra i rustici, cioè nelle zone rurali, come mero fenomeno residuale. Lo sviluppo degli studi sul cristianesimo, concepiti in una prospettiva più ampia, che è quella della Tarda Antichità, l'incremento quantitativo delle testimonianze archeologiche e prosopografiche, come pure il superamento della contrapposizione astratta fra "paganesimo" e cristianesimo, consentono oggi di riesaminare temi, come quello del radicamento dei culi tradizionali, con un approccio più disponibile a coglierne le peculiarità, le contraddizioni e le aporie. Dopo aver delineato, in una prima parte, le linee guida della politica imperiale relativa ai culti e ai templi nell'età da Costantino a Teodorico, si è concentrata l'attenzione sulla sopravvivenza dei culti tradizionali in età tardoantica, per poi rivolgerla all'età di Gregorio Magno. Si è focalizzato quindi lo sguardo sulle persistenze dei culti tradizionali presso i Longobardi, per esaminare infine significativi aspetti di permanenza fino all'VIII secolo. L'intento dell'Autore, tuttavia, non è stato quello di misurare la durata delle persistenze, per spostare più o meno in avanti i segni di vita del "paganesimo", ma quello di riflettere sulla profondità del radicamento di un patrimonio di tradizioni cultuali, che dovettero essere assimilate, non potendo essere cancellate."--Page 4 of cover.