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31 cm 338 cm

1 cm 13 cm
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PITTURA ANTICA
 

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In questa sezione si possono trovare tutte le opere di pittura antica disponibili nel nostro catalogo online. Un’ampia e raffinata selezione che comprende paesaggi, nature morte, ritratti, volti, soggetti sacri, scorci e vedute con cui poter arricchire ogni ambiente della tua casa.

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Dipinto Ritratto dell'Imperatore Vitellio
ARARPI0229494
Dipinto Ritratto dell'Imperatore Vitellio

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Dipinto Ritratto dell'Imperatore Vitellio

Olio su tela. Aulo Vitellio Germanico Augusto è uno degli Undici Imperatori romani che furono ritratti a mezzo busto in una serie realizzata da Tiziano nel 1536-40 per Federico II, duca di Mantova. Passati prima alla casa reale inglese e giunti poi alla corte di Spagna, i dipinti furono tutti distrutti in un catastrofico incendio all'Alcazar reale di Madrid nel 1734 e ora sono conosciuti solo dalle copie realizzate da diversi incisori fiamminghi tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Tra questi, ci è pervenuta l'incisione del ritratto di Vitellio realizzata Aegidius Sadeler (1570 -1629), rispetto alla quale la nostra copia presenta alcune piccole differenze, come era solito avvenire quando venivano copiate opere di altri grandi artisti. L'imperatore, connotato da naso prominente, labbra sottili, guance paffute e doppio mento, impugna il bastone del comando e veste l'armatura con sopra il mantello rosso. Il dipinto è stato restaurato e ritelato.

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Dipinto Carataco davanti all'Imperatore Claudio
ARARPI0229467
Dipinto Carataco davanti all'Imperatore Claudio

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Dipinto Carataco davanti all'Imperatore Claudio

Olio su tela. Scuola nord-europea del XVIII secolo. Carataco fu un re celta della tribù dei britanni Catuvellauni e leader della resistenza anti-romana e celebre come combattente per la libertà. Per otto anni resistette all'invasione romana della Gran Bretagna a partire dal 43 d.C. Per otto anni fu l'uomo più ricercato dell'Impero romano, braccato senza sosta, di combattimento in combattimento, di fortezza in fortezza, sulle montagne del Galles, finché non fu tradito e consegnato ai Romani nel 51 d.C. da Cartimandua, regina dei Briganti dello Yorkshire, a cui era ricorso per chiedere aiuto. Sconfitto, fu portato in catene a Roma con tutta la sua famiglia: condotto davanti all'imperatore, il re britanno parlò con tale saggezza ed orgoglio (con il discorso riportato da Tacito nei suoi Annales) che Claudio, colpito dalle sue parole, concesse la grazia a lui, alla moglie e ai fratelli, consentendo di trascorrere il resto dei loro giorni a Roma. Il dipinto ripropone il momento della perorazione di Carataco, al centro della scena in catene, perorante con fervore la sua causa davanti all'imperatore: questi sta seduto sul suo trono, affiancato dalla moglie e attorniato da senatori e soldati. Il dipinto, restaurato e ritelato a fine '800, presenta lievi danni.

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Dipinto Figure in Preghiera
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Dipinto Figure in Preghiera

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Dipinto Figure in Preghiera

Olio su tela. La scena, in esterno ai piedi di un declivio, mostra due figure femminili accasciate e alle loro spalle un pellegrino, con il tradizionale bastone e conchiglie sul mantello. La donna in primo piano tiene in una mano una corona del Rosario, e sul suo grembo è sdraiato un fanciullo addormentato. La scena fa pensare ad un momento di preghiera dolente e contemplativa. Il dipinto, già restaurato e ritelato, presenta diverse cadute di colore e macchie. E' presentato in cornice in stile.

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Dipinto su Tavola Annunciazione XVI secolo
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ARARPI0197090
Dipinto su Tavola Annunciazione XVI secolo

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Dipinto su Tavola Annunciazione XVI secolo

Olio su tavola. Scuola centro-italiana della seconda metà del '500. La sacra scena dell'Annunciazione vede le due figure protagoniste collocate in primo piano in un interno che corrisponde alla stanza di Maria. La giovane donna è seduta davanti ad un piccolo scrittoio ligneo, sorretto da figure di angeli, su cui poggiano il libro di preghiere e un vasetto con fiorellini; ai suoi piedi, il cestino del lavoro di cucito. Maria ha il corpo parzialmente rivolto all'indietro, in un movimento contorto, quasi di tentativo di fuga, come se volesse allontanarsi dall'altra figura, quella dell' Arcangelo Gabriele. Costui sta in piedi sulla destra, maestoso ed elegante, con una mano che regge un giglio e l' altra che indica verso l'alto sopra di lui, dove sta uscendo da un varco di luce la colomba bianca, simbolo dello Spirito Santo. Sullo sfondo, alte colonne con drappeggi che sormontano la pedana su cui poggia il letto di Maria. La composizione rimanda, nello stile figurativo e nelle scelte cromatiche, alla pittura già manierista delle scuole del centro Italia: in particolare vi è un forte concordanza di stile e composizione con alcune opere dello stesso soggetto del pittore Bastiano Vini Detto Bastiano Veronese (1525/1530 - 1602), che dal 1540 circa visse e lavorò a Pistoia. E' in tale città che si ritrovano alcune sue Annunciazioni: in particolare quella nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie (una pala d'altare di dimensioni superiori ai due metri di altezza), mostra evidenti rassomiglianze sul piano formale e compositivo con quella qui presentata. Vi è concordanza nell' ambientazione della scena sacra: una stanza, sul cui sfondo è una tenda che copre parzialmente un letto, arredata con gli elementi essenziali alla narrazione, il leggio e la sedia riccamente ornati con cariatidi di putti o angioletti che paiono intagliati nel legno. Corrisponde, anche se con lievi variazioni, lo schema compositivo, con le due figure che si dispongono "a fregio" sullo stesso piano di posa, e corrispondono altresì i tratti somatici della Vergine e dell'Arcangelo. Si differenzia invece il pavimento, che, mentre è omogeneo nella nostra tavola, in quella pistoiese si presenta con cromie alternate a scacchiera, ma pare che tale disegno del pavimento sia stato aggiunto in un periodo successivo, in occasione del rifacimento dell'altare nel 1637-1639, in pendant con quello di altra opera dello stesso Sebastiano Vini nella stessa chiesa, una Sacra Conversazione. Pare quindi piuttosto certo che la nostra tavola sia stata dipinta guardando all'opera di Bastiano Veronese, probabilmente su richiesta specifica del committente, e prima della variazione del pavimento, quindi collocabile nella seconda metà del XVI secolo. Il dipinto è stato sottoposto a restauro, con applicazione di due rinforzi al retro della tavola. E' presentato in cornice di fine '800. (Riferimento per la pala d'altare di Pistoia: Catalogo dei beni culturali https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900035285)

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Capriccio Architettonico con Figure
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Capriccio Architettonico con Figure

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Capriccio Architettonico con Figure

Olio su tela. Scuola napoletana del XVIII secolo. La scena, collocata in prossimità del mare, è dominata da un grande complesso di rovine architettoniche, con statue, archi, giardini pensili, e animata da numerose figurine di popolani intenti a diverse attività. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice antica.

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Dipinto Sacra Famiglia con Sant'Anna
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Dipinto Sacra Famiglia con Sant'Anna

Seguace di Peter Paul Rubens

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Dipinto Sacra Famiglia con Sant'Anna

Seguace di Peter Paul Rubens

Olio su tela. Il dipinto deriva dall' opera di Rubens (1577 -1640) conservata al Museo del Prado a Madrid, riprodotta in controparte in incisione da Paulus Pontius (1603 -1658), come appare anche in questa versione. Occupa il centro verticale della scena la figura di Maria, il cui volto fu ispirato a quello di Isabel Brandt, la prima moglie del pittore fiammingo, morta nel1626 ad appena 35 anni. La Madonna tiene in braccio il Bambin Gesù, che la guarda teneramente ma seriamente negli occhi, mentre una manina è poggiata sul seno scopero della madre, da cui ha appena ricevuto nutrimento; dietro, in piedi, Sant'Anna avvolge le spalle della figlia e del nipote in un tenero e protettivo abbraccio, sorridendo compiaciuta: Sul lato sinistra, un po' separato e al buio, Giuseppe assiste pensoso e preoccupato: unica figura umana che non rientra nella luce emanata dal volto del Bambino, irradiata su quello di Maria e, di riflesso, anche su quello di Sant' Anna. rispetto all'opera del maestro, è rispettata la composizione delle figure, ma variano diversi particolari, in particolare nelle vesti di Sant' Anna, di Maria, nel drappeggio che cinge i fianchi del Bambino., ad avvalorare l'ipotesi che si tratti di opera di seguace del maestro fiammingo. Il dipinto, restaurato e ritelato, si presenta in buone condizioni, con solo un graffio nel colore in alto al centro.

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Dipinto con La Sacra Famiglia a Tavola
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Dipinto con La Sacra Famiglia a Tavola

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Dipinto con La Sacra Famiglia a Tavola

Olio su tela. Scuola centro-italiana del XVII secolo. L'insolita e particolare rappresentazione presenta sulla sinistra le tre figure della Sacra Famiglia, con Gesù già fanciullo, seduti alla tavola e benedicenti il semplice pasto che si accingono a consumare (composto da frutta e pane); la scena, soggetto raffigurato piuttosto raramente e in genere con carattere di maggior sacralità per la presenza di angeli che servono il cibo alla famiglia, ha qui invece il sapore dell'intimità domestica molto normale e semplice. Spicca invece maestosamente tutto intorno alla Sacra Famiglia, lo scorcio di una città rinascimentale, con alti palazzi a logge e colonnati, presentati secondo una bell'effetto prospettico che conduce, in fondo a destra, alle mura di ingresso ad una città riccamente turrita, probabilmente Gerusalemme. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di fine '800.

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Dipinto con Scena di Caccia al Cinghiale
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Dipinto con Scena di Caccia al Cinghiale

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Dipinto con Scena di Caccia al Cinghiale

Olio su carta applicata a tela. Scuola centro-europea del XVIII secolo. Vivace e divertente scena di caccia al cinghiale, dove la bestia assediata dai cani e dai cavalieri obbliga un servitore, sulla sua traiettoria di fuga, a rifugiarsi di corsa su un albero. Una grande parte del dipinto di cm 46 x 67, corrispondente a tutta la scena centrale in primo piano (l'uomo che si arrampica sull' albero, il cinghiale e i cani da caccia, i due cacciatori a cavallo sulla destra), è composta da un'incisione su carta, dipinta ad olio e successivamente applicata sulla tela, ove si ha il completamento della scena. L'opera è montata su telaio recente. E' presentata in cornice di fine '800.

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Dipinto Clelia passa il Tevere
ARARPI0223425
Dipinto Clelia passa il Tevere

Attribuito a Domenico Lupini

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Dipinto Clelia passa il Tevere

Attribuito a Domenico Lupini

Olio su tela. Il dipinto rappresenta un episodio della mitologia romana riferito alla giovane eroina romana Clelia, che fu data come ostaggio, insieme ad altre fanciulle, al re etrusco Porsenna durante le trattative di pace con la città; Clelia riuscì però a fuggire, attraversando a nuoto il Tevere. Porsenna ne chiese la restituzione ai romani, che acconsentirono, ma ammirato dal suo eroismo, decise di liberarla consentendole di portare con sé altri prigionieri, che Clelia scelse tra i più giovani. Il momento rappresentato nel dipinto è proprio quello dell'attraversamento del fiume, del quale vi è la personificazione in primo piano a destra, nella figura dell' anziano canuto, accompagnato da una giovane donna con la cornucopia. La scena è molto dinamica, con Clelia e le altre fanciulle che creano un gruppo folto e movimentato intorno al cavallo cavalcato dalla protagonista, come ricordano alcune versioni del racconto; alle loro spalle le tende dell'accampamento del re etrusco con alcuni soldati. Al di là del fiume si trova un altro gruppo di donne che hanno già compiuto la traversata, mentre sullo sfondo si scorge la città capitolina dall'aspetto classico. L'opera, come attesta un piccolo cartiglio, è attribuita a Domenico Lupini, artista del quale non si sa molto ma del quale si può ipotizzare l'ambito di attività tra Bergamo e Venezia. Uniche due opere firmate sono una “Maddalena convertita” e un'”Annunciazione”, ma altre opere sono state a lui attribuite dalla studiosa Federica Nurchis e collocate nel monastero di Santa Chiara a Bergamo. Il dipinto presenta un caldo e raffinato cromatismo che, assieme all'eleganza dei personaggi e alla modalità compositiva, fanno ipotizzare un soggiorno veneziano di Lucini, che pare richiamare le atmosfere di Tintoretto, Veronese e Palma il Giovane. Il dipinto presenta segni di restauro e ritelatura.

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Dipinto Natura morta con Frutta, Ortaggi e Gatto
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Dipinto Natura morta con Frutta, Ortaggi e Gatto

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Dipinto Natura morta con Frutta, Ortaggi e Gatto

Olio su tela. Scuola italiana del XVII secolo. La grande composizione presenta una varietà di alimenti su un tavolo di cucina: a sinistra un grande canestro di vimini pieno di ortaggi, sormontato da un gruppo di pesci appesi; altri ortaggi sono posati sul piano del tavolo, accanto a un piatto di ciliege, ad uno con una forma di pane, e più indietro un altro con gamberi; sulla destra spicca un vaso colmo di fiori variopinti e, seduto sul rialzo di una madia, un gatto nero che si lecca tranquillamente la zampa. Spicca la nitidezza dei colori, esaltati dai riflessi di luce alcuni alimenti, come le ciliege o i gamberi, e sulla brocca in rame davanti ai fiori. Il dipinto, restauratoe ritelato, è presentato in cornice a listello.

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Dipinto Paesaggio con Rovine e Figure
ARARPI0225889
Dipinto Paesaggio con Rovine e Figure

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Dipinto Paesaggio con Rovine e Figure

Olio su tela. Il paesaggio a sviluppo verticale vede al centro una imponente struttura architettonica in rovina, invasa dalle erbacce e presentata con colori e tratti sfumati, quasi a voler sottolineare la sua decadenza. Davanti, in primo piano e ben definite, alcune figure di pastori a riposo, mentre le vacche pascolano: un pastore suona lo zufolo, il secondo, seduto appoggiato al suo bastone, osserva il terzo, il quale denudatosi, è intento a lavarsi, allungato languidamente sulla riva della pozza d'acqua. A sinistra si apre lo scorcio di cime rocciose, grigie sotto un cielo dalle atmosfere albeggianti. Il dipinto restaurato e rtielato, è presentato con cornice a listello.

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Dipinto con Il Giudizio di Paride
ARARPI0223424
Dipinto con Il Giudizio di Paride

Attribuito a Domenico Lupini

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Dipinto con Il Giudizio di Paride

Attribuito a Domenico Lupini

Olio su tela. Il modello deriva da un'incisione di Marcantonio Raimondi su disegno di Raffaello, appositamente realizzato per l'opera grafica, e derivato da un dipinto posto nella Stanza della Segnatura (1513-1515) nei Musei Vaticani. Questo modello fu ripreso e variato successivamente sia in opere dipinte che in altre incisioni, in particolare in quella di Raphael Sadeler del 1589, attualmente presso il gabinetto dei Disegni e delle Stampe dell'Accademia Carrara di Bergamo: il dipinto qui proposto difatti mostra le stesse modifiche apportate rispetto all'originale raffaellesco. Al centro della scena mitologica immersa in un paesaggio naturale, si trovano le tre dee che si contendevano il titolo di più bella: Giunone con il pavone, suo animale simbolico, Venere accompagnata da Cupido, e Minerva accanto alla quale si trovano l'elmo, la lancia e lo scudo. Paride, di spalle, sta dando il pomo d'oro che decreta la vincitrice alla dea dell'amore, sotto lo sguardo del giudice Mercurio. Due putti svolazzano attorno ai protagonisti, mentre in primo piano, sempre di spalle, si trova una figura maschile. Sul prato retrostante si sta invece svolgendo un convitto campestre. L'opera, come attesta un piccolo cartiglio, è attribuita a Domenico Lupini, artista del quale non si sa molto ma del quale si può ipotizzare l'ambito di attività tra Bergamo e Venezia. Uniche due opere firmate sono una “Maddalena convertita” e un'”Annunciazione”, ma altre opere sono state a lui attribuite dalla studiosa Federica Nurchis e collocate nel monastero di Santa Chiara a Bergamo. Il dipinto presenta un caldo e raffinato cromatismo che, assieme all'eleganza dei personaggi e alla modalità compositiva, fanno ipotizzare un soggiorno veneziano di Lucini, che pare richiamare le atmosfere di Tintoretto, Veronese e Palma il Giovane. Il dipinto presenta segni di restauro e ritelatura.

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Dipinto Santa Veronica e il Sacro Velo
ARARPI0226118
Dipinto Santa Veronica e il Sacro Velo

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Dipinto Santa Veronica e il Sacro Velo

Olio su tela. Scuola toscana del XVII secolo. Secondo la tradizione cristiana, Santa Veronica fu, la "pia donna" che, vedendo la passione di Gesù che trasportava la croce e il suo volto sporco di sudore e sangue, lo deterse con un panno di lino, sul quale sarebbe rimasta l'impronta del viso di Gesù. Tale velo detto Anche Santa Sindone, è diventato pertanto il segno iconografico della santa: anche in tale dipinto Veronica appare centralmente, mentre due angeli ai lati reggono il lino su cui è impresso il volto di Cristo coronato di spine; sotto di esso, un calice che raccoglie simbolicamente il sangue divino, mentre sopra la teta della santa volteggia lo Spirito Santo. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia
ARARPI0226117
Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia

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Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia

Olio su tela. La scena racconta l'episodio biblico del Libro dell'Esodo, in cui Mosè prega il Signore di aiutare il popolo d'Israele che, in fuga dall'Egitto, si ritrova nel deserto del Sinai senza cibo e senza acqua: nel dipinto è ripreso il miracolo dell'acqua, che Mosè fa scaturire da una roccia, sotto lo sguardo di Dio e mentre il popolo assiste sorpreso e inneggiante. L'ambientazione della scena è in realtà in un paesaggio verdeggiante, qual era quello dell'artista, mentre le figure sono in abiti orientali. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

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Dipinto con La Resurrezione di Lazzaro
ARARPI0222523
Dipinto con La Resurrezione di Lazzaro

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Dipinto con La Resurrezione di Lazzaro

Olio su tela. In basso firmato Cornienti e datato 1844; al verso scritta attributiva a Cherubino Cornienti. Non è possibile confermare tale attribuzione all'importante pittore ottocentesco, esponente del Romanticismo che produsse ritratti, scene storiche ma anche diversi soggetti religiosi. L'opera qui presentata propone l' episodio del Vangelo della Resurrezione di Lazzaro, di ambientazione orientale consona al soggetto. L'opera restaurata e ritelata, è presentata in cornice in stile.

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Dipinto Natura morta con Cacciagione Asparagi Castagne e Fiori
ARARPI0224080
Dipinto Natura morta con Cacciagione Asparagi Castagne e Fiori

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Dipinto Natura morta con Cacciagione Asparagi Castagne e Fiori

Olio su tela. La composizione vede al centro una lepre appesa, affiancata da alcune quaglie e da un piccione; sul lato destr, un cesto di vimini contenente castagne e rami di pino; sul lato sinistro un mazzo di asparagi e un vaso di fiori variopinti, i cui colori accesi e vivaci creano un contrasto cromatico con gli altri elementi, tutti sui toni bruni e grigi. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice dell'800 riadattata.

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Dipinto Ambito di Felice Boselli
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Dipinto Ambito di Felice Boselli

Natura morta con Pesci

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Dipinto Ambito di Felice Boselli

Natura morta con Pesci

Olio su tela. La scena, piuttosto scura è ambientata in un rustico interno di cucina, con paioli di rame appoggiati su un tavolo insieme a due pesci e ad alcune verdure. Il dipinto rimanda per stile e per soggetto a Felice Boselli, il pittore emiliano noto soprattutto per le nature morte, di cui realizzò un centinaio di opere caratterizzate soprattutto da cacciagione, pesci e animali da cortile. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice antica riadattata.

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Dipinto Ambito di Felice Boselli
ARARPI0224082
Dipinto Ambito di Felice Boselli

Natura morta con Cacciagione

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Dipinto Ambito di Felice Boselli

Natura morta con Cacciagione

Olio su tela. La scena, piuttosto scura e ambientata in esterno, come si desume dalle sagome di alberi sullo sfondo, vede alcuni volatili frutto della caccia, appoggiati per terra o appesi per le zampe a dei rami. Il dipinto rimanda per stile e per soggetto a Felice Boselli, il pittore emiliano noto soprattutto per le nature morte, di cui realizzò un centinaio di opere caratterizzate soprattutto da cacciagione, pesci e animali da cortile. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice antica riadattata.

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Testa Femminile Andrea del Sarto ambito di
ARARPI0097215
Testa Femminile Andrea del Sarto ambito di

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Testa Femminile Andrea del Sarto ambito di

Tempera su tavola raffigurante una figura femminile a mezzo busto; indossa un abito rosso sopra una tunica chiara, mentre sulla spalla destra è poggiato un drappo verde. I capelli rossi sono raccolti con una scriminatura centrale e sono in parte coperti da un copricapo candido; il viso pieno presenta un'espressione assorta: lo sguardo pensieroso, le sopracciglia arcuate e le labbra lievemente corrucciate. Presentato in cornice realizzata con parti di un'antica cornice di dimensioni maggiori.

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Hieronymus III Francken
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ARTPIT0000908
Hieronymus III Francken

La negazione di Pietro

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Hieronymus III Francken

La negazione di Pietro

Olio su tavola di quercia, proveniente da un'importante collezione storica fiorentina. La collezione fu cominciata da un avo della famiglia che fu a Vienna nel 1798 e poi a Wurzburg fino al 1813, come compagno di esilio del Granduca di Toscana Ferdinando III. La collezione fu trasferita con sede definitiva a Firenze alla caduta di Napoleone, e dell'importanza della stessa abbiamo prova attraverso copia di un inventario compilato nel 1881. Al numero 14 dello stesso (corrispondente a quello riportato sul cartiglio presente al retro della tavola) abbiamo la descrizione del compilatore: "...quadro in legno di piedi due e quattro e mezzo pollici di lungo, e piede uno e 8 e mezzo pollici di alto, rappresentante il Pietro che nega Gesù Cristo alla fanciulla in casa del sommo sacerdote Anna. Si vede il Salvatore da lontano condotto avanti a quel pontefice per essere esaminato, in mezzo a una quantità di marmaglia e di soldati". Negli anni 60 una iniziale attribuzione a Bruegel fu negata e ricondotta al Francken. La composizione ebbe evidentemente successo perché se ne conoscono altre versioni di bottega (vedasi ad esempio un olio su rame di identico soggetto e dimensioni esitato presso l'asta Koller in data 18/09/2015). Sul retro della tavola è impresso a fuoco lo stemma della municipalità di Anversa: un castello sormontato da due mani. Il castello sormontato da due mani. Questo marchio testimoniava l'approvazione del lavoro di costruzione della tavola, correttamente eseguito secondo la regolamentazione della gilda e della città stessa. Presentato in cornice d'epoca riadattata.

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