LIBRI E ARCHITETTURA: MILANO CITTA’ BELLA

Quando si visita una città, si può scegliere di costruirsi un itinerario che porti a ricercare nel tessuto urbano le costruzioni legate ad un particolare momento della storia dell’architettura: è intrigante andare a scoprire palazzi, case private, monumenti, accomunati da uno stile comune, che riportano a precise atmosfere di un passato che, nel bene e nel male, ha costruito il nostro presente
E’ proprio una sorta di passeggiata virtuale nelle vie di una Milano anni ’30 quella che la libreria Di Mano in Mano propone ai suoi clienti, ovviamente nella sua sede milanese di Viale Espinasse: una serie di preziosi volumi e depliant, recuperati dallo studio di un architetto dell’epoca, alto funzionario del Comune di Milano, ci presentano realizzazioni e progetti di questo periodo di grande ricerca e rinnovamento architettonico.
Nelle vie e nelle piazze di Milano i nuovi edifici in stile razionalista si incastonano tra le facciate sovraccariche di elementi decorativi dei palazzi di stile eclettico, che avevano ridefinito il volto del centro cittadino alla fine del XIX secolo, e le eleganti realizzazioni del Liberty degli anni della Belle Epoque.
L’effetto doveva essere al tempo quasi straniante: “E’ un palazzo del silenzio. E’ un palazzo costruito con acqua rappresa, nella quale come lune morte si specchiano le luci rotonde dei fanali. E’ un palazzo di zucchero levigato e appena inverdito dal gelo, che sale nella notte e va”. Così descrive il Palazzo Montecatini di Gio Ponti, all’incrocio tra via Moscova e l’allora via Principe Umberto (oggi via Turati), il grande Alberto Savinio nel suo affascinante omaggio ad una Milano che non esiste più, il libro “Ascolto il tuo cuore, città”.
In effetti sfogliando il volume Il palazzo per uffici Montecatini, pubblicato nel 1938, ricchissimo di piantine e fotografie, nella linearità esasperata e priva di qualsiasi ornamento delle facciate, nella suddivisione geometrica e razionale degli interni, presentati vuoti di presenze umane, si capisce il paragone di Savinio con “quei castelli incantati dei poemi cavallereschi, nei quali si entra e non si trova nessuno, ma si è ugualmente serviti di mensa, di letto e d’amore; oppure si entra e non se ne può uscire”. Futuristica poi la scelta di lasciare a vista alcuni degli impianti tecnici del palazzo; anche di questo Savinio dà un’interpretazione quasi psicologica: “Vedendo il proprio edificio così freddo, Gio Ponti ha temuto che altri potesse scambiarlo per un edificio morto, e ha voluto che i visceri della Montecatini restassero visibili: i tubi della posta pneumatica, i tralicci della centrale telefonica, i motori dell’aria compensata..: guardate il cuore come pulsa, il sangue come circola, i polmoni come respirano!”.




La stessa linearità razionale troviamo nei progetti presentati nel fascicolo Una villa a Merate, il Palazzo dei Fasci e una casa di abitazione a Milano di Piero Portaluppi: in particolare nel Palazzo dei Fasci, eretto per commemorare la nascita nel 1919 dei Fasci di Combattimento in una splendida Piazza San Sepolcro a far da contrasto con l’edificio medievale della Chiesa, il frontone neoclassico della Biblioteca Ambrosiana e la facciata settecentesca di Palazzo Castani, ritroviamo tutti i caratteri della nuova architettura descritti da Mario Palanti nell’Introduzione al progetto del Palazzo del Littorio Roma del 1934: “Vi è ormai una necessità che domina, quella di esprimere un concetto architettonico con poche linee, sopprimendo archi, colonne, capitelli, timpani, trabeazioni, cornici, decorazioni. Ottenere il nuovo, l’originalità e la potenza espressiva, sulla base delle esigenze razionali e funzionali, senza ricorrere alle risorse di tutti gli artifici tradizionali, sotto ai quali veniva sepolta l’ossatura, fino a sopprimere perfino il valore della logica costruttiva…Il senso dell’architettura d’oggi quindi dovrebbe sintetizzarsi col dominio delle masse e l’equilibrio dei rapporti del vuoto al pieno”.




Stessi criteri di fondo, ma in questo caso accompagnati da un ricchissimo apparato decorativo, per il monumentale progetto del Palazzo di Giustizia di Milano di Marcello Piacentini, pubblicato da Garzanti: negli immensi spazi del palazzo l’apporto dei più importanti pittori e scultori del movimento Novecentista sottolineano l’intento propagandistico della realizzazione di questa centralissima opera pubblica della città.




Del resto è proprio l’epoca dei grandi progetti di ristrutturazione urbanistica del governo fascista: vengono indetti numerosi concorsi per le opere pubbliche a glorificazione del regime. Per Roma abbiamo due volumi di presentazione di progetti di Mario Palanti per gli edifici che dovevano fiancheggiare la nuova prospettiva dei Fori Imperiali: il già citato progetto per il Palazzo del Littorio e lo splendido volume dedicato all’ Auditorium del 1935, ricchissimi di disegni, plastici, progetti, particolari decorativi.
I due edifici non vennero mai realizzati, come non verranno realizzati i due progetti presentati al concorso per la sistemazione del lato sud della Piazza del Duomo di Milano, dove oggi sorgono gli edifici gemelli dell’Arengario, progettati tra gli altri da Portaluppi, Muzio e Magistretti. Abbiamo i volumi di presentazione dei progetti di Filippo Maria Beltrami e ancora di Mario Palanti: due progetti di grande impatto visivo e stucchevole retorica monumentale, molto lontani dall’equilibrio compositivo del progetto vincente che si inserisce nel contesto della piazza senza stravolgerla.
Infine, accanto ai progetti di edilizia pubblica (ci sono anche depliant di presentazione di edifici scolastici, del deposito dei tram in via Leoncavallo, di un palazzo assicurativo in Corso Vittorio Emanuele), molto interessanti due presentazioni di edifici privati: lo Studio di progetto per un grande albergo quale completamento dell’isolato “Odeon” di Milano, di Aldo Avati,con bellissimi disegni degli eleganti saloni, atrii e una piscina sotterranea, e il depliant pubblicitario (uno dei primi esempi di depliant immobiliare) del Palazzo Vittoria di Elio Frisia in Piazza Cinque Giornate, un edificio assolutamente all’avanguardia dal punto di vista tecnico, fornito di servizi condominiali e privati (frigorifero centralizzato, riscaldamento a piastre radianti, essiccatoio, depositi ventilati per la biancheria, telefoni interni e ascensori di tipo rapido) e progettato secondo moderni criteri funzionali e igienici.
Siete pronti quindi per un tour nella Milano anni ’30? Vi aspettiamo con l’esposizione “Milano città bella” il 31.05 e il 01.06 – dalle 10.00 alle 19.00 – in viale Espinasse 99.
