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Les Valdôtains à table
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Lucienne Faletto Landi
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Riche et precieuse collection de livres a figures des XV et XVI siecles
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Riche et precieuse collection de livres a figures des XV et XVI siecles

Leo S. Olschki
Casa Editrice Leo S. Olschki

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Dipinto Caino e Abele
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Dipinto Caino e Abele

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Dipinto Caino e Abele

Olio su tela. Scuola nord- italiana del XVII -XVIII secolo. La scena biblica ampiamente conosciuta del diverbio tra i due fratelli, figli di Adamo ed Eva, che sfocia poi nel fratricidio di Abele per mano di Caino, è qui raffigurato all' interno di un paesaggio italiano, ricco di vegetazione, con il complemento di due fuochi particolari. Infatti ai lati delle due figure, che occupano il centro della scena, vi sono due pire del sacrificio con un fuoco acceso: però mentre da quello di Abele, sulla sinistra, si leva un alto fumo che viene risucchiato dalle nubi sopra di esso, a indicare che Dio ha accettato tale sacrificio, invece il fuoco di Caino è basso, quasi schiacciato sulle braci, e no si alza da esso nessun fumo, segno che Dio lo rifiuta. Anche il colore rosso della tunica di Abele vuole sottolineare il suo valore sacrificale, il suo martirio. Il dipinto necessita di pulizia. In cornice in stile.

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Dipinto di ORAZI
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Dipinto di ORAZI

Pittura in Rilievo '58-'68

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Dipinto di ORAZI

Pittura in Rilievo '58-'68

Tecnica mista su tela, con applicazioni materiche. Dal 1958 al 1968 ORAZI, che è già passato dalla fase figurativa a quella astratta, si dedica a realizzare composizioni in rilievo: raccoglie e utilizza materie e fibre di diversa tipologia, specialmente materie e fibre naturali come per esempio minuscoli grani di sabbia, semi, filamenti vegetali e frammenti di corteccia, con cui crea forme in rilievo che emergono dalla superficie della tela. Alla base di tale esperienza artistica, chiamata Peinture en Relief, vi è l'esplorazione della natura, delle sue componenti e dei suoi fenomeni (fiori, piante, sabbie, rocce, lave vulcaniche, coste e fondali marini, eruzioni, tempeste, meteoriti pietrificati). Le opere di questo periodo furono inizialmente caratterizzate da un rilievo ancora piuttosto basso; ma successivamente il rilievo divenne sempre più pronunciato, arrivando di frequente a fuoriuscire anche dal perimetro del supporto, al punto da apparire più che pitture quasi statue. L'opera è presentata in cornice. Proveniente da collezione della famiglia dell'artista.

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Dipinto di ORAZI
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Dipinto di ORAZI

Pittura in Rilievo '58-'68

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Dipinto di ORAZI

Pittura in Rilievo '58-'68

Tecnica mista su tela, con applicazioni materiche e di lastre. Al retro è presente etichetta di un servizio parigino di trasporti di opere d'arte, con il nome dell'artista: le opere di ORAZI parteciparono a numerose mostre della capitale francese, sia personali che collettive. Dal 1958 al 1968 ORAZI, che è già passato dalla fase figurativa a quella astratta, si dedica a realizzare composizioni in rilievo: raccoglie e utilizza materie e fibre di diversa tipologia, specialmente materie e fibre naturali come per esempio minuscoli grani di sabbia, semi, filamenti vegetali e frammenti di corteccia, con cui crea forme in rilievo che emergono dalla superficie della tela. Alla base di tale esperienza artistica, chiamata Peinture en Relief, vi è l'esplorazione della natura, delle sue componenti e dei suoi fenomeni (fiori, piante, sabbie, rocce, lave vulcaniche, coste e fondali marini, eruzioni, tempeste, meteoriti pietrificati). Le opere di questo periodo furono inizialmente caratterizzate da un rilievo ancora piuttosto basso; ma successivamente il rilievo divenne sempre più pronunciato, arrivando di frequente a fuoriuscire anche dal perimetro del supporto, al punto da apparire più che pitture quasi statue. Spesso c'è in queste opere un richiamo alla attività vulcanica e alla materia che essa produce, espressa talvolta in titoli quali "Colata lavica", "Sabbie vulcaniche", Spiagge vulcaniche". L'opera è presentata in cornice. Proveniente da collezione della famiglia dell'artista.

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Dipinto di ORAZI
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Dipinto di ORAZI

Pittura in Rilievo '58-'68

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Dipinto di ORAZI

Pittura in Rilievo '58-'68

Tecnica mista su tela, con applicazioni materiche. Firmato in basso a destra. Dal 1958 al 1968 ORAZI, che è già passato dalla fase figurativa a quella astratta, si dedica a realizzare composizioni in rilievo: raccoglie e utilizza materie e fibre di diversa tipologia, specialmente materie e fibre naturali come per esempio minuscoli grani di sabbia, semi, filamenti vegetali e frammenti di corteccia, con cui crea forme in rilievo che emergono dalla superficie della tela. Alla base di tale esperienza artistica, chiamata Peinture en Relief, vi è l'esplorazione della natura, delle sue componenti e dei suoi fenomeni (fiori, piante, sabbie, rocce, lave vulcaniche, coste e fondali marini, eruzioni, tempeste, meteoriti pietrificati). Le opere di questo periodo furono inizialmente caratterizzate da un rilievo ancora piuttosto basso; ma successivamente il rilievo divenne sempre più pronunciato, arrivando di frequente a fuoriuscire anche dal perimetro del supporto, al punto da apparire più che pitture quasi statue. L'opera è presentata in cornice. Proveniente da collezione della famiglia dell'artista.

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Dipinto di ORAZI
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Lo Scialle Ritratto di Donna Messicana 1950 ca.

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Dipinto di ORAZI

Lo Scialle Ritratto di Donna Messicana 1950 ca.

Olio su tela. Firmato in basso a destra. Il pittore francese ORAZI nel1955 prima e poi nel 1956-57 soggiornò in Messico, che costituiva un mondo eccezionalmente attrattivo per intellettuali e artisti di allora. Lo scenario naturale, i costumi e le tradizioni della popolazione locale furono i temi che confluirono nella serie di dipinti denominata Peintures sur le Mexique, paesaggi, composizioni e ritratti senza cedimento verso il gusto per l'esoticità, con un lavoro estremamente curato sul colore per rappresentare, senza descrittivismo, gli elementi della natura e le figure di uomini e donne, già proiettati verso l'astrattismo. Tale serie pittorica, composta da 35 pezzi, fu poi esposta nel 1957, al suo ritorno in Francia, presso la Galleria Vendôme di Parigi. Il dipinto proviene dalla collezione privata della famiglia dell'artista.

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Dipinto di ORAZI
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Dipinto di ORAZI

Figura di Contadina Messicana 1956

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Dipinto di ORAZI

Figura di Contadina Messicana 1956

Olio su tela. Firmato e datato 1956 in basso a sinistra. Il pittore francese ORAZI nel 1955 prima e poi nel 1956-57 soggiornò in Messico, che costituiva un mondo eccezionalmente attrattivo per intellettuali e artisti di allora. Lo scenario naturale, i costumi e le tradizioni della popolazione locale furono i temi che confluirono nella serie di dipinti denominata Peintures sur le Mexique, paesaggi, composizioni e ritratti senza cedimento verso il gusto per l'esoticità, con un lavoro estremamente curato sul colore per rappresentare, senza descrittivismo, gli elementi della natura e le figure di uomini e donne, già proiettati verso l'astrattismo. Tale serie pittorica, composta da 35 pezzi, fu poi esposta nel 1957, al suo ritorno in Francia, presso la Galleria Vendôme di Parigi. Il dipinto proviene dalla collezione privata della famiglia dell'artista.

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L'origine des manieres de table
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Claude Lévi-Strauss
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Caminiera Impero in Mogano
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Caminiera Impero in Mogano

Italia Primo Quarto XIX Secolo

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Caminiera Impero in Mogano

Italia Primo Quarto XIX Secolo

Specchiera d'appoggio d'epoca Impero, Milano primi decenni del XIX secolo. La specchiera, completamente lastronata in piuma di mogano, è dotata di una cornice in bronzo finemente cesellato, dorato con parti lucide e parti opache, che circonda lo specchio al mercurio, nella cornice superiore sono poste delle applicazioni di bronzi, due finissimi rosoni ai lati con piccole foglie di quercia cesellate con campanule e il motivo centrale ad antemio. La costruzione è realizzata in noce. Tale qualità di bronzi in Milano in quegli anni è riscontrabile solo nella manifattura Manfredini.

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Dipinto 'Dodicesima Notte il Re Beve' XIX secolo
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Dipinto 'Dodicesima Notte il Re Beve' XIX secolo

Copia da David Teniers II

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Dipinto 'Dodicesima Notte il Re Beve' XIX secolo

Copia da David Teniers II

Olio su tavola. Il dipinto è una copia rivisitata della celebre opera di David Teniers il Giovane (1610 -1690), eseguito tra il 1634 ed il 1640 e conservato attualmente al museo del Prado di Madrid. Il titolo della vivace scena fa riferimento alla cosiddetta Dodicesima Notte, festa corrispondente all'Epifania, appunto dodici giorni dopo Natale, che era l'ultima notte di festeggiamenti, in cui si poteva bere oltre i limiti, dedicarsi all'amore, agli scambi di coppia e di genere, una sorta di carnevale, durante il quale veniva eletto il King of Misrule (letteralmente il re del Malgoverno) un sovrano alla rovescia che imponeva le sue leggi, sovvertendo regole e comportamenti. Quest' opera, come molte altre del Teniers, ebbe tale successo legato alle numerose commissioni di reali ed aristocratici nel corso del XVIII secolo, da indurre una ampia produzione postuma di copisti, molti dei quali firmarono addirittura con il nome dell'artista. Il dipinto qui presentato ha diverse cadute di colore, da riprendere. È in cornice di fine '800, adattata per misure.

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Dipinto Ambito di Andrea del Sarto
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Dipinto Ambito di Andrea del Sarto

Testa Femminile

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Dipinto Ambito di Andrea del Sarto

Testa Femminile

Tempera su tavola. Il dipinto raffigura una figura femminile a mezzo busto; indossa un abito rosso sopra una tunica chiara, mentre sulla spalla destra è poggiato un drappo verde. I capelli rossi sono raccolti con una scriminatura centrale e sono in parte coperti da un copricapo candido; il viso pieno presenta un'espressione assorta: lo sguardo pensieroso, le sopracciglia arcuate e le labbra lievemente corrucciate. L'opera è una delle numerose derivazioni da un affresco andato perduto di Andrea del Sarto, realizzata nel 1522 per un tabernacolo collocato in prossimità di Porta Pinti a Firenze e di esistenza documentata fino al 1880 seppur in condizioni precarie. Tra le fonti documentarie di tale opera, in particolare il Vasari ricorda l'affresco come una "Madonna con Bambino e San Giovannino" e, assiduo frequentatore della bottega del Sarto, specifichi come il volto della Madonna abbia avuto come modello quello della moglie dell'artista, Lucrezia di Baccio della Fede. Delle numerose derivazioni, molte riproducevano fedelmente le figure e variavano lo sfondo. Qui è riprodotto solo il volto della Madonna, ma fedele nei tratti fisiognomici, nell'espressione, nell'atteggiamento alle altre copie documentate, così come è conservata la tavolozza acida, espressione del gusto manierista cinquecentesco di cui il Del Sarto si fece promotore. L'opera è presentata in cornice antica, modiicata per adattare le dimensioni. maggiori.

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Busto di gentiluomo
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Busto di gentiluomo

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Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia
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Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia

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Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia

Olio su tela. Inserita in un paesaggio classico, ricco di vegetazione, la scena rappresenta l'episodio biblico tratto dal libro della Genesi che racconta come il popolo di Israele che sta attraversando il deserto del Sinai per raggiungere la Terra promessa, si ritrovi senza acqua: Mosè invoca l'aiuto di Dio e compie il miracolo di far scaturire acqua da una roccia. Nella scena il popolo di Israele esulta e festeggia il miracolo, accorrendo a bagnarsi e dissetarsi nella pozza d'acqua evocata da Mosè, che si intravvede in piedi a sinistra del tronco secco in primo piano, simbolo dell'aridità della terra. Le fronde degli alberi mosse da un forte vento e il cielo carico di nubi scure che cominciano a squarciarsi, evocano la presenza di Dio. Le molteplici figure, rese con dettagli accurati, creano movimento e azione. Tale dipinto risulta già presentato in asta Lempertz con attribuzione a Giovanni Ghisolfi (1623 -1683), artista che sviluppò una perfetta combinazione tra passato e modernità, grazie ad un profondo interesse per il classicismo, reso però con efficace precisione prospettica nel paesaggio e grande precisione dei dettagli nelle figure. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice dorata di fine '800.

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Mentore Silvani
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Mentore Silvani

Paesaggio Innevato con Figure 1872

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Mentore Silvani

Paesaggio Innevato con Figure 1872

Olio su tela. Firmato, datato 1872 e localizzato Parma in basso a destra. E' un grande paesaggio invernale di forte impatto scenico, che ben si inserisce nel tradizionalismo scenografico proprio della pittura di Mentore Silvani, artista nativo di Traversetolo (Parma), pittore paesaggista ma noto anche come scenografo. Nella scena, spruzzata del bianco di una breve nevicata che crea quella tipica atmosfera invernale rarefatta e silenziosa, tra alberi spogli e secchi, si snoda una strada sterrata percorsa da un viandante; a destra una costruzione diroccata con il lavatoio ove attinge acqua una donna; al centro una colonnina su cui è montata un'immagine sacra. Formatosi nella sua città natale, il Silvani partecipò alle esposizioni dell'Incoraggiamento di Parma a partire dal 1864 , ed è prevalentemente nella sua città che si ritrovano oggi le sue opere (presso il Comune di Parma, la Galleria Nazionale , il Liceo artistico Paolo Toschi) ; espose peraltro anche a Milano (1872) e a Firenze (1875). Formatosi come scenografo alla scuola di Gerolamo Magnani, il Silvani svolse tale incarico a Parma ma anche a Venezia a partire dal 1871. La sua produzione pittorica, che annovera paesaggi prevalentemente rurali della campagna parmense, è sempre caratterizzata dalla fedeltà al dato reale. L'opera qui proposta è presentata in cornice coeva.

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Dipinto di Baldassarre D'Anna
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Dipinto di Baldassarre D'Anna

Adorazione dei Pastori, 1620 ca.

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Dipinto di Baldassarre D'Anna

Adorazione dei Pastori, 1620 ca.

Olio su tela. Scuola veneta del XVII secolo. Guardando ai modelli diffusi da Jacopo Bassano, il dipinto presenta una scena ricca di figure e di elementi di contorno propri della vita pastorale, elegante ma con una rustica semplicità. I pastori creano con Maria e Giuseppe un cerchio di figure adoranti il Bambin Gesù, cerchio a cui partecipano anche gli animali, il bue e la pecorella, mentre gli angioletti completano la scena volteggiando in alto. L'opera è riconducibile alla produzione di Baldassarre D'Anna, pittore nato a Venezia che si formò presso Leonardo Corona, di cui ripropose la vivezza cromatica e l'istanza chiaroscurale, e lavorò poi a Venezia, in Dalmazia, in Istria e in tutta l'area friulana. Si colloca nella fase migliore dell' artista, tra il 1610 e il 1620, in particolare si ritrovano le stesse caratteristiche e molti personaggi della serie di otto tele realizzate intorno al 1620 per il Santuario delle Grazie di Cordovado in provincia di Pordenone: analoghi sono i colori vividi stesi con campiture nette e panneggi spigolosi, i contorni energici, le fisionomie severe e marcate che si riscontrano tanto nei pastori che nella Madonna inginocchiata. Si ritrovano peraltro nell'opera le note realistiche "alla Bassano", come il cesto di uova da cui fuoriesce un tovagliolo, le architetture prive di qualsiasi monumentalità. Per le sue piccole dimensioni tale tela è riconducibile ad una committenza privata, destinata alla devozione personale o al collezionismo. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice dorata in stile. Il dipinto è corredato di expertise.

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Madonna in trono con Bambino tra angeli e i santi
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ARARPI0156546

Madonna in trono con Bambino tra angeli e i santi

Santi di Tito (Borgo San Sepolcro 1536 – Firenze 1603), 1560-1570 ca. Olio su tavola

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Impianto Blaupunkt Colorado Anni 60
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Impianto Blaupunkt Colorado Anni 60

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Impianto con potenza di 5 5 W. composto da radio a valvole, e giradischi in aggiunta sistema Bluetooth (BT 5.3) che permette di collegare qualsiasi tipo di smartphone e tablet, il tutto completamente revisionato, sistemato e funzionante. Buone condizioni (Per funzionamento Bluetooth BT 5.3 premere sulla tastiera della radio TA LW, per funzionamento giradischi TA)

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Dipinto La Veronica
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Dipinto La Veronica

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Dipinto La Veronica

Olio su tela. Scuola nord- italiana del XVII secolo. La Veronica, personaggio che compare durante la Passione di Cristo, fu la pia donna che, seguendo Gesù nella sua salita al Calvario con la croce sulle spalle, gli deterse il viso con un panno: secondo la tradizione, il volto di Gesù rimase impresso sul telo. Perciò la santa viene iconograficamente raffigurata mentre presenta tale telo, a memoria del miracolo ricevuto a seguito del suo gesto caritatevole, come in questo dipinto, dove sulla sinistra compaiono sullo sfondo le tre Croci del Golgota, verso le quali Veronica si volge, a ricordare che fu testimone della morte di Gesù. Già restaurata e ritelata, probabilmente a fine '800 -inizio '900, la tela presenta ulteriori piccole cadute di colore e macchie. E' presentata in cornice antica ridorata.

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Dipinto Paesaggio con Scena di Predicazione
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Dipinto Paesaggio con Scena di Predicazione

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Dipinto Paesaggio con Scena di Predicazione

Olio su tela. Scuola veneta del XVIII secolo. Il grande paesaggio nordico, con pendici montuose verdeggianti in mezzo alle quali scorre un fiume, è abitata da diverse figure in primo piano: un gruppo di persone sta ascoltando un giovane in piedi al centro, che annuncia qualcosa, indicando, con il braccio proteso verso l'alto, il sole che squarcia le nubi scure. Evoca una predicazione di San Giovanni Battista, benchè nessun elemento iconografico riconduca specificamente a tale personaggio. Il dipinto, restaurato e ritelato, è montato su telaio di inizio '900. E' presentato in cornice coeva.

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Dipinto Il Suicidio di Porzia
ARARPI0261674

Dipinto Il Suicidio di Porzia

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Dipinto Il Suicidio di Porzia

Olio su tela. La donna rappresentata nella scena è riconducibile a Porzia, la nobildonna romana moglie di Bruto, vissuta quindi nel I secolo a.C.: secondo la leggenda ella si suicidò inghiottendo un carbone ardente, ed è in tale fatale momento che è qui raffigurata. Il dipinto è molto vicino ai modi pittorici dell' omonimo dipinto della scuola del Cignani, attribuito al suo allievo Marcantonio Franceschini e conservato presso Palazzo Tozzoni ad Imola. La figura di Porzia, collocata in un interno con elementi classici, occupa tutto il campo della scena, ed è rappresentata seduta davanti al braciere ardente, nell'atto di mettersi in bocca il carbone; la sua espressione rivela la sofferenza del gesto che sta compiendo, ma anche la sua determinazione, lo sguardo che guarda lontano già la colloca lontana dalla vita che sta lasciando. Il dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in cornice antica del XVIII secolo.

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Gruppo di Antichi Libretti Figurati Giapponesi
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Gruppo di Antichi Libretti Figurati Giapponesi

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Gruppo di Antichi Libretti Figurati Giapponesi

Composti da fogli xilografati, cuciti insieme e in parte colorati, con figure e testi abbinati. Il gruppo è composto da 23 libretti, dei quali due in tre copie ed uno in quattro copie; un'altra coppia presenta stessa copertina ma contenuti differenti. I libretti si possono considerare come "manga" del XIX secolo: la parola "manga" ancor oggi può designare tante produzioni diverse, come vignette singole, disegni sparsi, illustrazioni più elaborate, strisce a fumetti, albi a fumetti, nonché disegni animati. Partendo quindi dall'assunto che non esiste una “forma manga” ma diversi modi di concepire oggetti e forme grafiche tutti denominabili con tale parola, il termine manga si può attestare nell'uso letterario e saggistico in Giappone già nel XVIII secolo per indicare, come detto sopra, disegni e bozzetti. Ma è dalla prima metà dell'Ottocento che si afferma, grazie alla progressiva pubblicazione, a partire dal 1814, dei 15 volumi di illustrazioni, studî, divertimenti grafici e dettagliate stampe bicromatiche di Katsushika Hokusai. Se invece si vuole dare alla parola il significato più specifico di “storie disegnate in sequenza”, l'esordio allora va collocato alla seconda metà del XIX secolo, analogamente a come avvenuto in Europa e negli Stati Uniti per i fumetti. I libretti si presentano in buone condizioni.

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Natura Morta con Fiori Frutta e Cardellino
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Natura Morta con Fiori Frutta e Cardellino

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Natura Morta con Fiori Frutta e Cardellino

Olio su tela. Nella bella composizione si vedono, appoggiati su una credenza di legno intarsiato, un cestino colmo di ciliegie, di cui alcune sparse sul piano, e un piatto colmo di ribes rosso, frammisti a foglie e a qualche fiorellino di ciliegio. Sul manico del cesto è appoggiato un cardellino; a incorniciare la composizione, sulla destra un grande mazzo di fiori variopinti in vaso, sulla sinistra un tendaggio rosso. Spiccano i colori vivaci dei frutti, dei fiori e della tenda, mentre il mobile d'appoggio si confonde con lo sfondo scuro, così come l'uccellino, distinguibile dallo sfondo scuro solo per il piumaggio bianco sulle ali e il contorno rosso degli occhietti. L'opera rientra nell' ampia produzione emiliana del XVII secolo di tale tipologia di soggetto, altamente decorativa. Il dipinto, restaurato e ritelato, presenta un cretto marcato e cadute di colore lungo i bordi.

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