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Dipinto Santa Veronica e il Sacro Velo
ARARPI0226118
Dipinto Santa Veronica e il Sacro Velo

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Dipinto Santa Veronica e il Sacro Velo

Olio su tela. Scuola toscana del XVII secolo. Secondo la tradizione cristiana, Santa Veronica fu, la "pia donna" che, vedendo la passione di Gesù che trasportava la croce e il suo volto sporco di sudore e sangue, lo deterse con un panno di lino, sul quale sarebbe rimasta l'impronta del viso di Gesù. Tale velo detto Anche Santa Sindone, è diventato pertanto il segno iconografico della santa: anche in tale dipinto Veronica appare centralmente, mentre due angeli ai lati reggono il lino su cui è impresso il volto di Cristo coronato di spine; sotto di esso, un calice che raccoglie simbolicamente il sangue divino, mentre sopra la teta della santa volteggia lo Spirito Santo. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Natura morta con Fiori e Frutta
ARARPI0240147
Dipinto Natura morta con Fiori e Frutta

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Dipinto Natura morta con Fiori e Frutta

Olio su tela. Scuola italiana del XVII-XVIII secolo. Una grande composizione di fiori variopinti, in vasi di metallo sbalzato, e alcuni frutti sparsi per terra, sono collocati a ridosso di una parete che dà su un paesaggio marittimo: la luminosità del cielo e del mare sulla destra contrasta con la zona d'ombra sulla sinistra, sulla quale spiccano i colori dei fiori. Il dipinto, ritelato e restaurato, presenta un cretto marcato. E' presentato in cornice coeva laccata e dorata.

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Mentore Silvani
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ARAROT0147772
Mentore Silvani

Paesaggio Innevato con Figure 1872

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Mentore Silvani

Paesaggio Innevato con Figure 1872

Olio su tela. Firmato, datato 1872 e localizzato Parma in basso a destra. E' un grande paesaggio invernale di forte impatto scenico, che ben si inserisce nel tradizionalismo scenografico proprio della pittura di Mentore Silvani, artista nativo di Traversetolo (Parma), pittore paesaggista ma noto anche come scenografo. Nella scena, spruzzata del bianco di una breve nevicata che crea quella tipica atmosfera invernale rarefatta e silenziosa, tra alberi spogli e secchi, si snoda una strada sterrata percorsa da un viandante; a destra una costruzione diroccata con il lavatoio ove attinge acqua una donna; al centro una colonnina su cui è montata un'immagine sacra. Formatosi nella sua città natale, il Silvani partecipò alle esposizioni dell'Incoraggiamento di Parma a partire dal 1864 , ed è prevalentemente nella sua città che si ritrovano oggi le sue opere (presso il Comune di Parma, la Galleria Nazionale , il Liceo artistico Paolo Toschi) ; espose peraltro anche a Milano (1872) e a Firenze (1875). Formatosi come scenografo alla scuola di Gerolamo Magnani, il Silvani svolse tale incarico a Parma ma anche a Venezia a partire dal 1871. La sua produzione pittorica, che annovera paesaggi prevalentemente rurali della campagna parmense, è sempre caratterizzata dalla fedeltà al dato reale. L'opera qui proposta è presentata in cornice coeva.

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Dipinto con Natura morta con Frutta e Vasellame
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Dipinto con Natura morta con Frutta e Vasellame

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Dipinto con Natura morta con Frutta e Vasellame

Olio su tela. La composizione guarda alle produzioni del XVII secolo e propone una tavola riccamente imbandita di vassoi di frutta, cesti di ciliege, canestri con pesche e grappoli d'uva con pampini decorativi, terrine con semi, e calici, sormontati da un tendaggio e adagiati su una stoffa. Il colore è stato utilizzato in maniera fortemente materica in alcuni punti, a sottolineare per esempio i gambi di pampini d'uva, o per creare i riflessi di luce sulla frutta. Il dipinto presentato in cornice in stile.

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Dipinto Grande Paesaggio Classico con Figure
ARARPI0233329
Dipinto Grande Paesaggio Classico con Figure

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Dipinto Grande Paesaggio Classico con Figure

Olio su tela. Scuola romana del XVII secolo. Il paesaggio, ampio ed arioso, pervaso da una atmosfera "classica", senza tempo, si inserisce nella corrente classicheggiante delle vedute ideali tratte dalla campagna romana, introdotte a Roma con grande fortuna nel corso del XVII secolo sull'esempio di Carracci, Domenico, Albani e dei francesi Poussin, Dughet, Lorrain, e continuate poi anche nel secolo successivo con artisti quali Andrea Locatelli. Questo tipo di dipinti di paesaggio miravano ad esaltare i princìpi di bellezza, ragione, ordine e misura propri del mondo classico, a celebrare il valore della storia, la fiducia ereditata dagli antichi nelle virtù dell'uomo e nelle sue possibilità. Nella natura di questi paesaggi, che non è abbandonata al caos, ma è composta, ordinata, non turbata da elementi violenti o disordinati, si collocano le figure umane, vestite all'antica come in questo dipinto, in cui una coppia abbigliata con tuniche classiche conversa amabilmente seduta (anzi, semisdraiata quasi come se fossero su un triclinio) in mezzo ad una campagna ombrosa e verdeggiante, in prossimità di un tranquillo fiumicello; in lontananza si intravvedono le costruzioni di una città e lo sguardo si perde poi nella continuità ordinata e tranquilla delle dolci colline laziali. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Paesaggio boschivo
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Dipinto Paesaggio boschivo

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Dipinto Paesaggio boschivo

Olio su tela. Firmato Bertolotti in basso a destra. E' proposto lo scorcio di un bosco, con piante rade ed alte e un sottobosco ricco di rocce ricoperte da un prato verde; attraverso gli alberi, si apre al centro uno squarcio, inondato di luce, che inquadra aspre cime montuose. Il dipinto, di forte impatto scenografico, è presentato in cornice coeva.

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Dipinto Ritratto maschile 1833
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Dipinto Ritratto maschile 1833

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Dipinto Ritratto maschile 1833

Olio su tela. Scuola francese. In basso a sinistra sono presenti la firma e la data scritte al contrario; la firma è leggibile come H. Faillade. In basso a destra è presente invece la scritta latina "Quando ex exilio redibit!!!" (Quando tornerà dall'esilio!). Tale scritta sottolinea il legame dell'uomo ritratto con il giovane generale raffigurato nel quadretto che egli tiene in mano, probabilmente suo parente e legato alla monarchia di Carlo, ultimo sovrano della dinastia Borbone-Francia, monarca assolutista ed antiliberale, rovesciato dal trono e fuggito in esilio nel 1830 durante la Rivoluzione di Luglio, detta la Seconda rivoluzione francese. Il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Paesaggio con Figure e Rovine
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Paesaggio con Figure e Rovine

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Paesaggio con Figure e Rovine

Olio su tela. Scuola francese del XVII-XVIII secolo. La scena in esterno, è divisa in due parti fortemente contrastanti: a sinistra, sullo sfondo buio e cupo di una parete rocciosa, vi son alcune rovine antiche, basamenti e frammenti di colonne con statue danneggiate cadute; sulla destra invece, sullo sfondo di un cielo azzurro e bigio per le nuvole, il paesaggio montuoso si apre su un sentiero, da cui spuntano alcune figure, una vivace donna che reca la cesta della biancheria e tiene per mano un bambino, un viandante con il suo fagotto di spalle. Pare una metafora tra il passato, ormai morto e buio, e il presente, vivo e vivace. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Dipinto Ritratto di Bambino
ARAROT0224072
Dipinto Ritratto di Bambino

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Dipinto Ritratto di Bambino

Olio su tela. Scuola nord-europea di fine '800. Firma non identificata in basso a destra. Il ritratto presenta un bambino in ambito marinaresco: è seduto sul masso di una spiaggia, in riva al mare, è vestito come un marinaretto e tiene in mano un piccolo veliero giocattolo. Il bimbo è piuttosto compunto e serio. Il dipinto presenta lievi strappi della tela e macchie di colore. E' presentato in imponente cornice di fine '800, con diverse mancanze e cadute del decoro in gesso.

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Dipinto con Madonna ed Angeli
ARARPI0229496
Dipinto con Madonna ed Angeli

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Dipinto con Madonna ed Angeli

Olio su tela. La Madonna è raffigurata in gloria, in piedi nei cieli e circondata da angioletti. L'opera ancora in prima tela, è stata applicata su telaio moderno: tale dato, insieme all' incompletezza della figura di Maria, fa pensare che il dipinto fosse parte di una tela più grande. Il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Tanzio da Varallo, bottega di
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ARARPI0234757
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Martirio dei Francescani a Nagasaki

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Dipinto Tanzio da Varallo, bottega di

Martirio dei Francescani a Nagasaki

Olio su tela. L'opera è una copia fedele dell'omonimo capolavoro di Tanzio da Varallo (1580-82 /1633), realizzato dal pittore della Valsesia per il convento francescano di Santa Maria delle Grazie a Varallo, e attualmente conservato presso la Pinacoteca di Brera. Il dipinto raffigura il martirio avvenuto nel 1597 a Nagasaki di ventitrè frati francescani, che vennero successivamente beatificati nel 1627, data che permette di collocare l'opera negli ultimi anni di attività dell'artista. Tanzio da Varallo si ispirò probabilmente per la sua realizzazione al testo "Vita e imprese dei Martiri del Giappone" del francescano spagnolo Marcello di Ribadeneira; del dipinto di Brera si conoscono un disegno preparatorio parziale (conservato presso la Pinacoteca di Varallo), un disegno a sanguigna pubblicato da Testori (1964) e una tela (di una collezione privata di Borgosesia)) pubblicata da Ferro. La replica qui proposta è fedele all'originale, anche nelle dimensioni, inferiori solo per pochi centimetri in altezza, probabilmente persi durante le ritelatura dell'opera. Pur trattandosi di una copia di notevole qualità, ove in particolare spicca la ricchezza di lumeggiature che risaltano sulla tonalità più calda e scura degli incarnati, si nota rispetto all'originale una minor finezza esecutiva, una tendenza alla semplificazione e un'accentuazione patetica, che depongono per la mano di un copista preoccupato di riprodurre il modello in ogni dettaglio, senza concedersi alcuna licenza. Tale copista peraltro sembra avesse grande dimestichezza con lo stile di Tanzio, al punto da imitarne perfettamente anche le mani ad uncino. Si può quindi pensare ad un allievo di Tanzio o della sua bottega (che alla morte di Tanzio fu portata avanti dal fratello Melchiorre), o ad artista che vide e apprezzò le sue opere, quale fu per esempio Pietro Francesco Gianoli, che lavorò soprattutto nelle chiese della Valsesia e nel Novarese e di cui si conoscono altre repliche di opere di Tanzio da Varallo, quale il Davide con la testa di Golia. Poichè peraltro l' opera qui presentata, prima di essere acquisita da un collezionista privato, rimase collocata per secoli presso un convento francescano lombardo, è plausibile che essa sia una copia di quella di Tanzio commissionata dall' Ordine stesso, per un altro monastero, da un pittore che si avvicinava stilisticamente a Tanzio e poteva guardare all'originale. Il dipinto è stato ritelato e restaurato. E' presentato in cornice di fine '800- inizio '900.

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Dipinto di Riccardo Pellegrini
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Dipinto di Riccardo Pellegrini

Scorcio di Mandello Lario 1909

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Dipinto di Riccardo Pellegrini

Scorcio di Mandello Lario 1909

Olio su tela. Firma e localizzazione (Mandello) in basso a sinistra. Al retro ulteriore firma, data e il titolo per esteso. Riccardo Pellegrini, pittore milanese, fu allievo di Domenico Morelli e si formò nel clima del romanticismo. Fu paesaggista e pittore di genere, ma realizzò anche pregevoli nature morte, dagli accesi colori e dal disegno preciso e realistico. La sua produzione paesaggistica attinse ai vari luoghi che visitò e visse, in Italia e all'estero, soprattutto in Spagna e Francia. In questo paesaggio, Pellegrini propone uno scorcio della montagna che sovrasta la località sulle rive del lago di Como: una montagna brulla e spoglia, seppur abitata, con la baita sul cucuzzolo e una figurina femminile che riempie i secchi al rivo d'acqua che scorre tra le rocce; i colori sono quelli delle brume invernali, divisi quasi trasversalmente tra i grigio-azzurri della parte superiore, con nuvoloni carichi di pioggia che sovrastano le cime dall'altro lato del lago (che si intuisce, senza vedersi), e il verde-marrone della terra che occupa la metà inferiore, con i rami degli alberi spogli protesi a collegare le due metà. La quiete dei monti, titolo dell'opera, ben traspare e pervade l'animo dell'osservatore. Il dipinto è presentato in cornice coeva.

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Dipinto Paesaggio con Architettura
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Dipinto Paesaggio con Architettura

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Dipinto Paesaggio con Architettura

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVIII secolo. Secondo il gusto del XVIII secolo, il paesaggio proposto è dominato dai resti di un antico tempio, vestigia delle glorie passate. All'intorno una campagna con un corso d'acqua, ma sfumante in lontananza verso le cime azzurrate di una catena montuosa. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto con Crocifissione Madonna e San Giovanni
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Dipinto con Crocifissione Madonna e San Giovanni

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Dipinto con Crocifissione Madonna e San Giovanni

Olio su tela. E' una tradizionale raffigurazione dell'evento della morte di Gesù in Croce, con la madre Maria e il discepolo prediletto ai piedi della Croce, in contemplazione del Cristo morente; sullo sfondo la città di Gerusalemme. Molto essenziale nella raffigurazione, e statica nelle posizioni delle figure evangeliche, la scena sottolinea il dramma con uno sfondo cupo, anche se una luce si apre in alto, sopra il Cristo, ad annunziare la partecipazione divina all'evento. Il dipinto già ritelato, presenta qualche piccola cadute di colore.

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Dipinto Ritratto Femminile 1884
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Dipinto Ritratto Femminile 1884

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Dipinto Ritratto Femminile 1884

Olio su tela. Firmato e datato a destra "Rivoire 1884". E' il ritratto di una donna, ancora giovane ma molto seria nella posa eretta, nello sguardo che non sorride, forse in lutto come suggerisce l'austero abito nero che indossa, insieme allo sfondo monocromo piuttosto cupo. L'opera è presentata in cornice coeva, con alcune mancanze che necessitano di restauro.

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Dipinto di Primo Carena
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Dipinto di Primo Carena

Alberi nella Nebbia, 1978

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Dipinto di Primo Carena

Alberi nella Nebbia, 1978

Olio su tela. Firmato e datato in basso a destra. Il dipinto, proveniente da collezione privata pavese, è pubblicato a pagina 73 della monografia di Simona Morani dedicata all'artista Primo Carena (edizioni Bolis), con la presentazione firmata dalla critica dell'arte Rossana Bossaglia. Il paesaggio lacustre ben esprime il sommesso intimismo associato al rigoroso realismo che caratterizzano la produzione pittorica del pittore pavese. Nei suoi paesaggi il Carena tende "a cogliere la realtà atmosferica dei luoghi senza indulgere a descrittivismi.... ma costantemente sorretto da una vena lirica, che è il motivo di fondo di tutta la sua produzione". L'opera è presentata in cornice in stile., è pubblicato a pagina 75 della monografia di Simona Morani dedicata all'artista Primo Carena (edizioni Bolis), con la presentazione firmata dalla critica dell'arte Rossana Bossaglia. Il paesaggio ben esprime il sommesso intimismo associato al rigoroso realismo che caratterizzano la produzione pittorica del pittore pavese. Nei suoi paesaggi il Carena tende "a cogliere la realtà atmosferica dei luoghi senza indulgere a descrittivismi.... ma costantemente sorretto da una vena lirica, che è il motivo di fondo di tutta la sua produzione". L'opera è presentata in cornice in stile.

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Adorazione del Bambin Gesù
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Adorazione del Bambin Gesù

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Adorazione del Bambin Gesù

Olio su tela. Scuola del Nord-Italia. La raffigurazione della Natività è qui vista come momento contemplativo del Sacro Bambino, da parte di Maria e Giuseppe, accompagnati da angioletti. I modi pittorici riprendono quelli di modelli ampiamente replicati, a partire da Correggio, da Barocci, per arrivare alle numerose versioni di Gherardo delle notti, ovvero il pittore fiammingo Gerard Von Honthorst, rappresentante dl tenebrismo, corrente pittorica che giocava sui forti contrasti di buio e luce, di chiaro e scuro. Anche in quest'opera la luce irradiata dal Bambin Gesù illumina le figure intorno a Lui e le fa emergere dal buio circostante. L'opera, restaurata e ritelata, è presentata in cornice del XIX secolo.

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Dipinto Ritratto dell'Imperatore Vitellio
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Dipinto Ritratto dell'Imperatore Vitellio

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Dipinto Ritratto dell'Imperatore Vitellio

Olio su tela. Aulo Vitellio Germanico Augusto è uno degli Undici Imperatori romani che furono ritratti a mezzo busto in una serie realizzata da Tiziano nel 1536-40 per Federico II, duca di Mantova. Passati prima alla casa reale inglese e giunti poi alla corte di Spagna, i dipinti furono tutti distrutti in un catastrofico incendio all'Alcazar reale di Madrid nel 1734 e ora sono conosciuti solo dalle copie realizzate da diversi incisori fiamminghi tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Tra questi, ci è pervenuta l'incisione del ritratto di Vitellio realizzata Aegidius Sadeler (1570 -1629), rispetto alla quale la nostra copia presenta alcune piccole differenze, come era solito avvenire quando venivano copiate opere di altri grandi artisti. L'imperatore, connotato da naso prominente, labbra sottili, guance paffute e doppio mento, impugna il bastone del comando e veste l'armatura con sopra il mantello rosso. Il dipinto è stato restaurato e ritelato.

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Dipinto Paesaggio con fiume e barche
ARAROT0232646
Dipinto Paesaggio con fiume e barche

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Dipinto Paesaggio con fiume e barche

Olio su tela. In basso a sinistra è presente firma tracciata in modo molto lieve e non decifrabile. E' presente sulla cornice una targhetta attributiva dell'opera a Jean-Baptiste François Pater (1695-1736), considerata non coerente. Il paesaggio si sviluppa in prossimità dello sbocco di un fiume nel mare; sulla sinistra vi è l'approdo direttamente ad un gruppo di abitazioni; sulla destra una barca a remi si sta staccando dalla riva alberata, con due figure in abiti discinti. Ritelato, il dipinto è presentato in cornice di fine '800.

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Dipinto Carataco davanti all'Imperatore Claudio
ARARPI0229467
Dipinto Carataco davanti all'Imperatore Claudio

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Dipinto Carataco davanti all'Imperatore Claudio

Olio su tela. Scuola nord-europea del XVIII secolo. Carataco fu un re celta della tribù dei britanni Catuvellauni e leader della resistenza anti-romana e celebre come combattente per la libertà. Per otto anni resistette all'invasione romana della Gran Bretagna a partire dal 43 d.C. Per otto anni fu l'uomo più ricercato dell'Impero romano, braccato senza sosta, di combattimento in combattimento, di fortezza in fortezza, sulle montagne del Galles, finché non fu tradito e consegnato ai Romani nel 51 d.C. da Cartimandua, regina dei Briganti dello Yorkshire, a cui era ricorso per chiedere aiuto. Sconfitto, fu portato in catene a Roma con tutta la sua famiglia: condotto davanti all'imperatore, il re britanno parlò con tale saggezza ed orgoglio (con il discorso riportato da Tacito nei suoi Annales) che Claudio, colpito dalle sue parole, concesse la grazia a lui, alla moglie e ai fratelli, consentendo di trascorrere il resto dei loro giorni a Roma. Il dipinto ripropone il momento della perorazione di Carataco, al centro della scena in catene, perorante con fervore la sua causa davanti all'imperatore: questi sta seduto sul suo trono, affiancato dalla moglie e attorniato da senatori e soldati. Il dipinto, restaurato e ritelato a fine '800, presenta lievi danni.

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