Mobile con Scrittoio 'Bauletto' produzione Saporiti, - Design di Giovanni Offredi

Comò con specchio basculante; ripiano in vetro, legno impiallacciato teak, gambe in metallo smaltato, maniglie in alluminio smaltato e ottone.

Mantova Inizio XVIII Secolo

Ribalta lastronata in noce e radica di noce, fronte a tre cassetti con movimento a balestra. Ribalta celante scarabattolo interno a cinque cassetti, vano centrale a giorno e segreti. Interni e schienale in pioppo, piedi a mensola, bocchette e maniglie in metallo brunito. Mantova, inizio XVIII Secolo.

Mobile bar vintage di manifattura italiana del XX secolo composto da banco con struttura in ottone, corpo in legno con impiallacciatura in mogano e legno esotico, vani contenitori a giorno con ripiani sul retro e formelle decorativo sul fronte in formica rossa con bordo in ottone, piano in vetro retro trattato rosso e alzata in cristallo. Vetrina con struttura in ottone, mensola in vetro, contenitore in legno con impiallacciatura in mogano e legno esotico composto da vano a giorno e vetrinetta con interno specchiato e ante scorrevoli in vetro.

Inghilterra Metà XIX secolo

Largo tavolo da biblioteca, Inghilterra metà dell'800, periodo Queen Victoria. Una sostegno tornito retto da quattro gambe mosse a sciabola funge da appoggio al piano circolare. Il piano è rivestito in pelle rossa, lavorata con motivi dorati, presenta 4 cassetti nella fascia alternati a quattro spazi finto cassetto. Realizzati in mogano i sostegni e impiallacciato nella fascia sotto-piano sul piano in mogano con ciglio intagliato in legno di testa. Scarpette in bronzo cesellate a forma di zampa ferina, con rotelle in ottone, Prese dei cassetti in bronzo a forma di rosone, serrature ottonate originali.

Adorazione dei Pastori

Olio su tela. Composizione più volte replicata dai seguaci e allievi della scuola bassanesca, in particolare da un'opera di Jacopo Bassano (1515 -1592). Nella scena originale, qui ripresa con fedeltà alla composizione delle figure ma non ai colori, il Bassano aveva affrontato il tema da un lato rispettando la tradizione, dall'altro introducendo innovazioni. Fanno infatti da quinta scenica delle rovine archeologiche, elemento frequente nell'iconografia italiana della Natività. Qui si vede una fila di colonne spezzate su un alto piedistallo, sul modello dei templi greci, cui è addossata una capanna. L'insolita struttura architettonica simboleggia il superamento del paganesimo e la costruzione della chiesa cristiana, di cui la nascita di Gesù è il primo atto di fondazione. I pastori occupano il centro della scena, e se non ci fosse il lato sinistro del quadro, potrebbe sembrare una scena di genere a carattere agreste. Il pastore di spalle è inginocchiato, mostra i piedi nudi, a ricordare la sua estrema umiltà, e trattiene un agnello, animale sacrificale per eccellenza, riferimento alla futura Passione di Cristo. All'estrema destra, un curioso inserto: un ragazzino accovacciato che soffia su un tizzone ardente, nell'inutile sforzo di ravvivare una fiammella. In questa replica spiccano i colori gialli e rossi delle vesti dei due pastori al centro e del ragazzino a destra, che prevalgono per vivacità anche sulle figure della Sacra Famiglia ed emergono dalle tinte ocra del paesaggio e delle strutture architettoniche di sfondo. Il dipinto è stato restaurato e ritelato nel XIX secolo, con sostituzione del telaio.(su di esso è presente scritta coeva in inglese, probabilmente indirizzi di esportazione). È presentato in cornice in stile.

Quattro Incisioni di Giovan Battista Brustolon

Quattro stampe ottiche di Giovan Battista Brustolon su disegno di Antonio Canal fine'700. Raffiguranti la "Piazzetta dell'Arsenale", "Ponte di Rialto" la "Chiesa del Redentore" e "Piazza san Marco". Realizzate per essere viste in notturna con una luce sul retro sono montate in cassetta con dei tagli di finestrelle con tele colorate, appunti sul retro delle stampe. Sul fronte sono state annerite le parti di contorno, di due sono state riportate a vista le scritte da cui si evincono incisore e pittore. L'effetto illuminante è stato ricreato con luce al led.

L'ultima Cena 1962

Olio su tela. Firmato e datato in basso a sinistra Al retro è presente manoscritta e firmata dall'a rtista, una preghiera a Gesù in portoghese. Malangatana fu un artista ( poeta, pittore, musicista) mozambicano, nonchè attivista politico per il suo paese. L'opera appartiene al primo periodo artistico di Malangatana, il cui impegno politico non era ancora manifesto, e riprende il soggetto dell' ultima cena già da lui affrontato altre volte negli stessi anni. In tale soggetto religioso, Malangatana ben rivela la sua vicinanza alla cultura rituale e tribale del suo paese, ma anche la conoscenza della religione nonchè quella dell' arte occidentale, sia nella composizione delle figure che guardano agli analoghi soggetti occidentali, sia nelle composizioni degli oggetti, in particolare i numerosi e variegati elementi che riempiono la tavola, con al centro un canestro di frutta, che rimandano alle nostre Nature morte. Le sue figure sono presentate come corpi sovrapposti e intrecciati, e dominati dai volti, in cui spiccano gli occhi lunghi, dalle espressioni penetranti, che diventeranno poi sguardi tormentati e sofferenti, simbolo della sofferenza di un popolo oppresso.